Sede di svolgimento seconda edizione Concorso
Introduzione:
Siamo lieti di annunciare che la seconda edizione del – Concorso Internazionale di Canto Lirico “Casa Museo Enrico Caruso” – si terrà in una location davvero speciale e carica di significato: il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, situato in via San Pietro a Majella, 5 – Napoli.
La storia del Conservatorio di musica San Pietro a Majella è la storia di diverse e distinte istituzioni confluite – sebbene con modalità e in tempi diversi – a costituire l’attuale organismo, ed è una storia scandita da identità ben precise, da nette vocazioni, attraverso le quali corre, costante, il fil rouge della formazione in ambito musicale.
Il conservatorio di musica, dichiarato reale nel giugno 1807 con decreto di Giuseppe Napoleone e denominato nel 1826 Reale Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella, si configura come il successore e l’erede di tre istituzioni fortemente rappresentative della realtà caritatevole – assistenziale e del panorama musicale di età moderna a Napoli.
Si tratta degli antichi Conservatori di Santa Maria di Loreto, Sant’Onofrio a Capuana e Santa Maria della Pietà dei Turchini, che incarnano nelle proprie vicende un modello applicativo dei canoni di assistenza e beneficenza, fondato sulle forme tradizionali di carità pubblica e privata.
Il ruolo degli antichi conservatori va inquadrato infatti nelle più ampie politiche di carità e beneficenza attuate in età moderna nei diversi Stati europei e a cui il Regno di Napoli non è indifferente.
Nell’arginare i problemi legati alla povertà e ai suoi effetti, larga parte ha l’umanitarismo di gruppi laici e religiosi attraverso l’istituzione e la gestione di organismi inseriti nella realtà politica, economica, sociale e religiosa della città. Si assiste quindi alla fondazione, tra gli altri, dei conservatori. Tra questi, storia a sé hanno i conservatori musicali, nati come istituti assistenziali per l’infanzia indigente ed abbandonata e specializzatisi poi, pur senza tradire l’originaria missione, in istituti di formazione musicale. Le scrupolose regole di gestione, l’accorta vigilanza di un regio delegato, il generoso e costante sostegno dei benefattori consentono ai conservatori di rispettare il proprio mandato lungo l’arco temporale di quasi tre secoli.
L’attività musicale, che nel corso del XVI secolo era limitata alla fornitura di supporto a pratiche devozionali e manifestazioni liturgiche, nel corso del Seicento diviene motore della vita delle istituzioni e cifra d’identificazione. La necessità degli istituti di incrementare le fonti d’introito per coprire le spese di gestione della macchina-conservatorio, l’esigenza di fornire ai fanciulli una formazione spendibile una volta abbandonato il conservatorio, la chiara percezione dell’avvenuto incremento della domanda di servizi musicali da parte di una committenza non più tradizionalmente religiosa ma anche laica, conducono alla trasformazione degli istituti in scuole di musica, aperte anche ad allievi esterni e caratterizzate da un’organizzazione sempre più complessa e sofisticata.
Questo schema rimane sostanzialmente valido fino al Decennio francese, quando cioè viene avviato un processo di centralizzazione e di controllo della gestione degli enti di assistenza da parte dello Stato che conduce ad inevitabili modifiche nell’assetto e nella struttura delle istituzioni.
Il più antico dei conservatori di musica operanti a Napoli, Santa Maria di Loreto, sorge nel 1537 nel borgo di Loreto per iniziativa «di un povero artigiano chiamato Maestro Francesco il quale illuminato senza dubbio dalla Providenza Divina cominciò a raccogliere per la città alcuni Orfanelli, quali unì in un borgo fuori della città».
Nel 1578 nasce la Compagnia della Chiesa de Santo Nofrio delle veste bianche sita nella strada de Capoana, voluta da produttori e mercanti di stoffe. L’istituzione inizia, nei primi anni del Seicento, ad accogliere fanciulli indigenti a cui insegnare un mestiere; intorno alla metà del secolo vi prende piede l’insegnamento della musica che ne caratterizzerà l’intero percorso.
L’istituzione del Conservatorio di Santa Maria della Pietà dei Figlioli Turchini avviene invece nel 1583, ad opera dei membri della Confraternita della Santissima Croce presso la chiesa cosiddetta dell’Incoronatella in Rua Catalana. I confratelli prendono in affitto una casa sostenendola con private elargizioni e iniziano ad ospitarvi i fanciulli che «abbandonati, andavano mendichi vagando per le contrade». Nel 1592 la necessità di una sede di dimensioni maggiori conduce alla edificazione del complesso di via Medina dove i fanciulli saranno ospitati sino agli anni del trasferimento in San Sebastiano.
Nel febbraio del 1797 si verifica il trasferimento del Conservatorio di Santa Maria di Loreto nella sede del Conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana; tale passaggio accompagna il vero e proprio accorpamento dei due istituti, in funzione del quale Santa Maria di Loreto accoglie gli alunni ed incamera il patrimonio di Sant’Onofrio. A cavallo tra il 1806 e il 1807, poi, viene ufficializzata, sancita e sistematizzata con appositi provvedimenti, la fusione del Conservatorio di Loreto con quello della Pietà dei Turchini. Il reale conservatorio, quindi, viene collocato nell’edificio dell’ex monastero di San Sebastiano; a seguito dell’avvenuta concessione dei locali di San Sebastiano ai Padri Gesuiti, nel 1826, si attua un nuovo trasferimento dell’istituzione in quella che è l’attuale dimora e a cui si ispira la trasformazione della denominazione in Reale Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella.
All’istituzione sono preposte una direzione tecnica del ramo musicale – che viene affidata a Giovanni Paisiello come presidente, Fedele Fenaroli, e Giacomo Tritto – e una direzione economica di cui si occupa Marcello Perrino; tutto quanto concerne più in generale l’amministrazione, il sistema dell’istruzione, le norme per l’ammissione degli alunni è invece ispirato alle norme generali per lo stabilimento dei collegi nella capitale e nelle provincie del Regno. L’impostazione delle attività di governo dell’istituto subisce diverse modifiche nel corso del decennio francese; poi, con la restaurazione borbonica, si provvede ad introdurre al fianco del direttore tecnico un Rettore ecclesiastico, cui spetta la cura dell’educazione morale e religiosa degli alunni, e una commissione di tre governatori, dediti alle funzioni amministrative e alla vigilanza sul rispetto dei regolamenti. Inoltre Ferdinando I auspica modifiche «sì nei metodi d’insegnamento, e nella educazione morale e religiosa degli alunni, e sì nel sistema di economia e amministrazione». La desiderata riforma, tuttavia, nei fatti non arriverà prima del 1856 quando, con decreto del 21 luglio, viene stabilito che un Governo composto da tre soggetti di nomina regia curerà l’alta tutela del Real collegio di musica, mentre ad un direttore della musica, sempre di nomina regia «è conferita la sopraitendenza di tutte le specialità dell’ammaestramento musicale degli alunni»; il decreto inoltre promulga il Regolamento del Real Collegio di Musica, un imponente testo strutturato in 164 articoli suddivisi in sei titoli: Governo ed amministrazione del Collegio, Disciplina e religione, Insegnamento musicale, Insegnamento letterario, Scuola esterna gratuita, Stipendi.
Giovanni Battista Chiarini nel 1858, nell’aggiornamento delle Notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli di Carlo Celano, scrive «Il napoletano istituto musicale raccogliesi oggi nell’antico convento dei PP. Celestini detto di San Pietro a Majella, che posto nel centro della città poco più oltre di Porta Alba, che è nella piazza del Mercatello, è ampio quanto delizioso soggiorno che accoglie fino a 300 e più giovani, i quali si educano alla divina arte, perché la nostra scuola non iscenda menomamente dall’alto seggio a cui è pervenuta. Dei 300 giovani che vi alloggiano, cento vi sono mantenuti gratuitamente dal governo, taluni siano napoletani o stranieri, pagano nove ducati al mese per esservi ricevuti, ed i rimanenti appartengono alle scuole addimandate esterne, sicchè godono soltanto il beneficio dell’istruzione, degli strumenti, della carta ed ogni altra cosa di tale specie che possa lor bisognare. Sono ammessi alle scuole esterne giovanetti non minori di anni dieci, né maggiori di quattordici, che appartengano ad oneste famiglie e sappiano leggere e scrivere; i quali, nei primi quattro mesi, se avranno dato prova di naturale inclinazione alla musica e di buon volere ad appararla, seguiteranno ad esservi instrutti. All’insegnamento di costoro attendono quattro maestri, uno di piano e partimento, un altro di canto, uno di violino ed uno di violoncello; vi ha poi un Ispettor generale di tutti gli istrumenti da fiato. Oltre a ciò gli esterni studiano la lingua italiana e l’aritmetica, e tre volte la settimana vengono assistiti dai maestrini del collegio, che sono gli alunni più esperti, nel prepararsi alla lezione: vanno divisi in due classi, cioè dei principianti e de giovani adulti nello studio del suono e del canto. … Gli allievi vengono da prima ammaestrati nella grammatica dell’arte e nella divisione del tempo dai maestrini, dai quali altresì, secondo che avanzano nella istruzione, sono istituiti ne’principi del suono, insino a tanto che non siano atti a poter ricevere le lezioni dai principali maestri del collegio, che sono: un maestro di contrappunto e composizione, due di partimento, due di canto, uno di flauto, uno di oboè, uno di clarinetto, uno di fagotto, uno di corno, due di violoncello e di basso, due di violino e viola. Vi sono inoltre due direttori uno delle scuole e l’altro dei concerti di canto; e a tutte codeste schiere sta a capo un direttor generale della musica. Il metodo che vi si osserva è quello della scuola del Durante, del Fenaroli e dello Zingarelli. Quanto all’istruzione letteraria, nelle ore di vespro si esercitano nelle lettere italiane e latine, nella filosofia, nella lingua francese e nella calligrafia, ed anche nella declamazione. Di questo studio poi danno saggio nella sala del teatro del collegio. (…) Compiuto che hanno gli anni ventidue, gli alunni ammessi gratuitamente escono fuori del collegio, e così fanno luogo ad altri che approfittino di un tale beneficio».
All’indomani del processo di unificazione nazionale sorge l’esigenza di un modello di uniformità normativa e organizzativa a cui ispirare i diversi istituti musicali preunitari, come emerge anche nel corso del Primo Congresso musicale italiano organizzato proprio a Napoli nel 1864.
Nel 1871 viene convocata a Firenze, dal Ministro della Pubblica Istruzione, la prima commissione del settore presieduta da Giuseppe Verdi e costituita da direttori e docenti degli istituti «per studiare i mezzi onde procurare un indirizzo fermo e concorde all’insegnamento musicale in Italia».
Nella sostanza i lavori della Commissione conducono ad un’indicazione di massima rivolta a tutti gli istituti affinché adottino il modello di ordinamento del Conservatorio di Milano.
Intanto la storia del conservatorio napoletano si svolge su un duplice piano che prevede, da una parte, l’adesione ai dettami della normativa nazionale per quanto concerne l’organizzazione amministrativa e la programmazione didattica e, dall’altra, la strenue difesa delle sue peculiarità di ente morale autonomo, che trovano ampia legittimazione nell’enunciato dell’articolo 1 dello Statuto del 1890: «Il R. Conservatorio di Musica di Napoli è un ente autonomo, posto sotto la dipendenza del Ministero della Pubblica Istruzione ed ordinato all’insegnamento della musica nelle varie sue manifestazioni, nonché agli studi letterari adatti a compiere l’istruzione degli alunni d’ambo i sessi».
In questo modo e dopo un lungo lavoro di studio, analisi e persuasione da parte della dirigenza del Conservatorio nei confronti del Ministero della Pubblica Istruzione, si propone una legittimazione della particolare natura di un organismo in cui convivono l’ente morale, dedito alla gestione di un patrimonio che gli perveniva dagli antichi conservatori e l’istituto d’arte e di pubblica istruzione dipendente dallo Stato.
La normalizzazione degli aspetti normativi e amministrativi, in ambito nazionale, è affidata ai provvedimenti legislativi del 1912 e del 1918 e alla cosiddetta Riforma Gentile.
In particolare con l’ordinamento amministrativo del 1912, l’Approvazione dei ruoli organici degli Istituti di belle arti e di musica riporta in 28 articoli le prime disposizioni comuni su nomine, retribuzioni e sanzioni dei docenti negli istituti governativi, fino ad allora regolamentati da provvedimenti specifici. Le norme riguardanti il numero di allievi e gli orari di servizio sono invece oggetto del successivo Regolamento generale sugli istituti di belle arti, di musica e di arte drammatica emanato con Decreto luogotenenziale n. 1852 del 5 maggio 1918.
Nel 1923, con la realizzazione legislativa della Riforma Gentile, vi è un provvedimento specifico per l’istruzione musicale.
La riorganizzazione della didattica, seppur inserita anche in alcuni articoli del citato regolamento del 1918, viene affrontata specificatamente con i regi decreti del 2 marzo 1899 e dell’11 dicembre 1930. In particolare, con il provvedimento del 1930, dedicato a Norme per l’ordinamento dell’istruzione musicale ed approvazione dei nuovi programmi d’esame, viene dato l’avvio ad un processo di rinnovamento dell’apparato didattico che potrà dirsi concluso soltanto con la completa realizzazione della riforma dell’Alta Formazione Artistica e Musicale così come prospettata dalla legge n.508 del 1999. […fonte sito web del Conservatorio…]
Conclusione:
La seconda edizione del – Concorso Internazionale di Canto Lirico “Casa Museo Enrico Caruso” – promette di essere un evento straordinario e senza precedenti, in cui la musica lirica si fonderà con la magia di un luogo intriso di storia e significato. I partecipanti avranno l’opportunità di immergersi completamente nell’atmosfera autentica della Sala da concerto “Giuseppe Martucci” per le selezioni, e della Sala “Alessandro Scarlatti” per la Serata Finale. Sarà un’esperienza unica, un tributo al talento di Caruso e una celebrazione del potere universale della musica. Non vediamo l’ora di condividere questa straordinaria esperienza con voi e condividere l’emozione di questo concorso indimenticabile.
Clicca sulla foto per esplorare la galleria fotografica dedicata al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella, uno dei più antichi e prestigiosi istituti musicali d’Italia. Fondato nel XVIII secolo, il conservatorio ha formato generazioni di musicisti di fama internazionale e continua a essere un punto di riferimento per la formazione musicale, sia a livello nazionale che internazionale. All’interno della galleria, potrai ammirare immagini che raccontano la storia e la bellezza architettonica di questo luogo ricco di cultura, dove tradizione e innovazione si incontrano per dare vita a un ambiente unico per l’apprendimento e la creazione artistica.
We are pleased to announce that the second edition of the – International Opera Singing Competition “Casa Museo Enrico Caruso” – will take place in a truly special and meaningful location: the San Pietro a Majella Conservatory in Naples, located at Via San Pietro a Majella, 5 – Naples.
The history of the San Pietro a Majella Conservatory of Music is the story of various and distinct institutions that merged—albeit in different ways and at different times—to form the current body, and it is a history marked by clear identities and vocations, with a consistent thread of musical education running through it. The conservatory, declared royal in June 1807 by decree of Joseph Bonaparte and renamed in 1826 as the Royal Conservatory of Music of San Pietro a Majella, is the successor and heir of three institutions that were highly representative of charitable and musical life in modern Naples.
These were the ancient Conservatories of Santa Maria di Loreto, Sant’Onofrio a Capuana, and Santa Maria della Pietà dei Turchini, which embody in their histories a model of assistance and charity based on traditional forms of public and private charity. The role of these ancient conservatories must be understood within the broader charitable and welfare policies implemented in modern European states, to which the Kingdom of Naples was no exception.
In addressing the problems of poverty and its effects, a large part was played by humanitarianism from both lay and religious groups, through the establishment and management of institutions deeply integrated into the political, economic, social, and religious fabric of the city. Among these were the founding of conservatories. The musical conservatories stand apart, having been established as charitable institutions for indigent and abandoned children, later specializing—without abandoning their original mission—as institutions for musical education. The strict management rules, careful oversight by a royal delegate, and the generous and constant support of benefactors allowed the conservatories to fulfill their mandate over nearly three centuries.
Musical activity, which in the 16th century was limited to providing support for devotional practices and liturgical events, became in the 17th century the driving force of these institutions and their identifying characteristic. The need for these institutes to increase income sources to cover operational costs, the necessity of providing children with an education that could be useful once they left the conservatory, and the clear perception of a growing demand for musical services from a clientele that was not only religious but also secular, led to the transformation of these institutions into music schools, which were also open to external students and increasingly organized in a complex and sophisticated manner.
This model remained largely intact until the French Decade, when a process of centralization and state control over welfare institutions led to inevitable changes in their structure and organization.
The oldest of the music conservatories operating in Naples, Santa Maria di Loreto, was established in 1537 in the village of Loreto by a “poor craftsman named Master Francesco, who, undoubtedly illuminated by Divine Providence, began to gather orphans from the city and brought them together in a village outside the city.” In 1578, the Compagnia della Chiesa de Santo Nofrio delle veste bianche was founded on Capoana Street by textile producers and merchants. In the early 17th century, the institution began to house indigent children and teach them a trade; by the mid-century, music instruction had taken root and would define the institution’s future.
The Conservatory of Santa Maria della Pietà dei Figlioli Turchini was founded in 1583 by members of the Confraternity of the Holy Cross at the so-called Incoronatella Church in Rua Catalana. The confraternity rented a house and began to host children “abandoned, wandering and begging through the streets.” In 1592, the need for a larger facility led to the construction of the complex on Via Medina, where the children were housed until the transfer to San Sebastiano.
In February 1797, the Conservatory of Santa Maria di Loreto was transferred to the premises of the Conservatory of Sant’Onofrio a Capuana; this marked the beginning of the formal merger of the two institutions, with Santa Maria di Loreto accepting the students and absorbing the assets of Sant’Onofrio. Between 1806 and 1807, the fusion of the Loreto Conservatory with that of Pietà dei Turchini was officially confirmed and formalized through specific provisions. The Royal Conservatory was then relocated to the former monastery of San Sebastiano; however, after the building was granted to the Jesuits, the conservatory was transferred in 1826 to its current location, which inspired the renaming to Royal Conservatory of Music of San Pietro a Majella.
The institution was overseen by a technical music director—Giovanni Paisiello as president, Fedele Fenaroli, and Giacomo Tritto—and an economic director, Marcello Perrino. General administration, educational systems, and student admission regulations were based on the broader guidelines for establishing colleges in the capital and provinces of the Kingdom.
Changes in the institute’s governance structure occurred during the French Decade; with the Bourbon restoration, an ecclesiastical rector was appointed alongside the technical director to oversee the students’ moral and religious education, and a committee of three governors was responsible for administrative duties and ensuring compliance with regulations. Additionally, Ferdinand I sought reforms “in teaching methods, the moral and religious education of students, and the economic and administrative systems.” The desired reforms, however, would not be implemented until 1856, when a decree established a government composed of three royally appointed individuals to oversee the administration of the Royal College of Music, while a royal appointee was tasked with overseeing all aspects of the students’ musical education. The decree also issued the Regulation of the Royal College of Music, a comprehensive document containing 164 articles divided into six sections: Government and Administration of the College, Discipline and Religion, Musical Instruction, Literary Instruction, Free External School, and Salaries.
In 1858, Giovanni Battista Chiarini updated Carlo Celano’s “Notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli” and wrote: “The Neapolitan musical institute is now housed in the ancient convent of the PP. Celestini, known as San Pietro a Majella, located in the heart of the city, just beyond Porta Alba. It is a spacious and delightful residence that accommodates up to 300 or more young men, who are educated in the divine art so that our school may never descend from the high rank it has achieved. Of the 300 young men housed there, one hundred are maintained free of charge by the government; some, whether Neapolitan or foreign, pay nine ducats per month to be admitted, and the remainder belong to the so-called external schools, enjoying only the benefit of instruction, instruments, sheet music, and any other necessary items. External students, no younger than ten or older than fourteen, who come from respectable families and can read and write, are admitted to the external schools. If, within the first four months, they show a natural inclination for music and a willingness to learn it, they will continue to receive instruction. Four teachers oversee their education: one in piano and partimento, one in singing, one in violin, and one in cello, with a general inspector for all wind instruments. The external students also study Italian language and arithmetic, and three times a week, they are assisted by advanced students from the conservatory in preparing for lessons. They are divided into two classes, beginners and advanced students of music and singing… The students are first taught the grammar of the art and the division of time by the advanced students, and once they are proficient, they receive lessons from the principal teachers of the conservatory, including a master of counterpoint and composition, two partimento teachers, two singing teachers, one flute teacher, one oboe teacher, one clarinet teacher, one bassoon teacher, one horn teacher, two cello and bass teachers, and two violin and viola teachers. There are also two directors, one for the schools and the other for singing concerts, with a general music director overseeing the entire program. The method observed is that of the school of Durante, Fenaroli, and Zingarelli. As for literary instruction, in the evening hours, the students practice Italian and Latin literature, philosophy, the French language, calligraphy, and even declamation. They present their progress in the theater hall of the conservatory… Once they reach the age of twenty-two, the students admitted free of charge leave the conservatory, making room for others to benefit from this opportunity.”
After the national unification process, the need arose for a uniform regulatory and organizational model to guide the various pre-unification music institutions, as was evident during the First Italian Musical Congress held in Naples in 1864.
In 1871, the first commission in the sector was convened in Florence by the Minister of Public Instruction, chaired by Giuseppe Verdi and composed of directors and teachers from the institutions “to study ways to provide a firm and unified direction for musical education in Italy.”
The commission’s work led to a general recommendation that all institutions adopt the organizational model of the Milan Conservatory.
Meanwhile, the history of the Neapolitan conservatory followed a dual path: on the one hand, it adhered to national legislative mandates regarding administrative organization and educational programming; on the other hand, it fiercely defended its unique status as an autonomous moral entity, a distinction that was fully recognized in Article 1 of the 1890 Statute: “The Royal Conservatory of Music of Naples is an autonomous entity under the supervision of the Ministry of Public Instruction, dedicated to teaching music in its various forms and to literary studies suitable for completing the education of students of both sexes.”
Through extensive research, analysis, and persuasion on the part of the Conservatory’s leadership towards the Ministry of Public Instruction, its role as an autonomous institution was fully recognized. However, throughout the 20th century, its organizational and administrative systems were aligned with those of the other conservatories established by the state.